Il danno economico di una guerra è strettamente collegato all’inquinamento ambientale e ai cambiamenti climatici. Non solo le guerre, ma anche eserciti ed armamenti militari hanno un grosso costo economico ed ecologico.
Le emissioni militari di gas serra non sono conteggiate nei trattati internazionali sul clima, come COP26. Dunque l’inquinamento mondiale risulta essere molto sottostimato: perciò l’Osservatorio sui Conflitti e l’Ambiente, Conflicts and Environment Observatory, ha promosso una raccolta firme per convincere i Governi a ridurre le emissioni militari di gas serra.
In questi anni di riscaldamento globale, cambiamenti climatici e pandemie serve denaro da investire. Molti sono a favore di una riduzione delle spese militari in modo da utilizzare queste risorse economiche per l’ambiente, il clima, le persone. La pandemia sembra invece aver portato ad una maggiore competizione tra gli Stati: questo comporta che, se un Paese si arma, se ne armano altri per paura di essere impreparati ad affrontare un attacco militare.
Anche la Commissione Europea considera il settore della Difesa come sostenibile, classificandolo come ESG, facendolo rientrare in piani di riqualificazione e finanziamento.
Molti cittadini e associazioni si sono attivati per richiedere che le spese militari siano classificate come “socially harmfull”, ovvero socialmente dannosi.
In conclusione, i danni che la guerra porta sono enormi anche per la natura e l’ambiente: dalla distruzione degli ecosistemi, all’inquinamento di suolo, aria e acqua, fino all’aumento di anidride carbonica nell’aria che peggiora il riscaldamento globale e inasprisce il cambiamento climatico.
(Fonti dati: Icona Clima, Valigia Blu)